Una festa di popolo prima che una partita di calcio. Una rivendicazione orgogliosa della propria storia oltre che un ‘semplice’ scontro alla conquista di punti più o meno importanti. Sarà questo e molto altro Bari-Campobasso, di certo la partita dell’anno, della stagione, degli ultimi anni. E sarà esodo, un esodo rossoblù nel vero senso della parola. La tifoseria dei Lupi quando decide di muoversi fa le cose in grande: il settore ospiti è da tutto esaurito, saranno addirittura 650 i tifosi che assisteranno, anzi sosterranno, supporteranno e faranno il tifo per i propri colori allo stadio ‘San Nicola’, laddove si giocarono Mondiali, Coppa dei Campioni, serie A. Oggi, a partire dalle 17.30, sarà il dignitoso e grintoso Campobasso di patron Gesuè e di mister Cudini a calcare quell’erbetta che un tempo ospitava Baggio e Batistuta, Maiellaro e Totti. Tifosi della prima, della seconda e della terza ora, anzi generazione. Famiglie, ragazzi, vecchi e nuovi ultras, tutti uniti sotto il vessillo della città capoluogo: lo spicchio rossoblù si vedrà eccome, in un catino che accoglierà migliaia di spettatori pugliesi vogliosi di lasciare la C e tornare nelle categorie di maggiore competenza. Trasferte di questo tipo mancavano da anni. Presenze così massicce non si verificavano da un po’. A memoria, nel 2018 – con la squadra di Bagatti allora ultima in classifica – si andò in 300 a Cesena. Qualche anno prima, nel novembre del 2014, in 600 a San Benedetto del Tronto e qualche mese più tardi stesso numero a Fano. Per non parlare dei 700 di Firenze. A dire il vero, in questo campionato la squadra ha sempre avuto l’apporto del pubblico nostrano, con picchi di presenze nelle gare più sentite. E si è sempre fatta bella figura: da Palermo a Messina passando per Taranto, Avellino, Castellammare, Potenza e Andria. Oggi si farà un figurone, al cospetto della capolista indiscussa del girone C che però dovrà sudare le proverbiali sette camicie per avere ragione di una squadra, anzi di una città-regione. Sì, perché ci sarà un’intera regione a spingere dagli spalti, da casa, dai bar, dal lavoro, il Lupo all’impresa.

Franco de Santis

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