CAMPOBASSO. Il cognome e le origini molisane sono state anticipate domenica dal sindaco Di Bartolomeo. Aggiungere altre informazioni e rintracciare quello che fino a poche ore fa era ‘mister X’ non è stato semplice, ma alla fine ecco chi è l’imprenditore veneto in contatto con il primo cittadino per rilevare il Nuovo Campobasso. Lui è Giulio Di Palma, ex giornalista di Repubblica, oggi amministratore della Promotown, azienda vicentina che fornisce servizi alle società sportive non solo nell’ambito della comunicazione. Rappresenta una cordata di 2-3 imprenditori del Nord-Est che, però, per il momento resta anonima. Un anno fa aveva già avuto un contatto con Ferruccio Capone, ma la trattativa si è arrestata in una fase embrionale. Più o meno nello stesso periodo ha provato a rilevare il Ravenna, ma il club romagnolo è fallito e così non se ne è fatto nulla. La volontà di gestire una società e l’intenzione di guardare alla serie C unica sono rimaste però intatte. E così Di Palma è tornato alla carica con il Campobasso, ma con l’espressa richiesta di discutere con il sindaco Gino Di Bartolomeo. Sia chiaro: per il momento di certo c’è solo la procura a vendere con scadenza 3 luglio firmata dal presidente Ferruccio Capone e che il primo cittadino ha ritirato dal notaio, ma è ovvio che – pur riconoscendo la priorità ai fatti concreti visto che intorno ai rossoblù in passato sono stati spesi fiumi di parole – sia interessante capire anche quale può essere la parte acquirente che ha già mosso qualche passo. Creare illusioni sarebbe il più grave errore nei confronti di una tifoseria demoralizzata e della stessa proprietà rossoblù, ma un’indagine conoscitiva su chi siano i soggetti interessati al Campobasso è necessaria. Partendo, ovviamente, dai programmi del diretto interessato.
“Ho un progetto – ha spiegato Di Palma – insieme ad alcuni amici che possono impegnare delle somme nel calcio. Nessuno di loro al momento ha un ruolo attivo nello sport. Si tratta del classico investimento che si fa un po’ per passione, un po’ perché si crede in un’idea”.
Perché proprio a Campobasso quando ci sono tante società in vendita, tra cui peraltro lo stesso Vicenza?
“In me ha giocato un ruolo importante la componente affettiva in quanto la mia famiglia proviene da Oratino. E poi Campobasso offre più opportunità di soddisfazione imprenditoriale, oltre che di programma calcistico, rispetto ad altre piazze. Non crediate che per il solo fatto che sia in B il Vicenza sia più appetibile”.
Quali sono le vostre intenzioni?
“Campobasso ha un passato importante con tanti anni di professionismo alle spalle. Lo stadio è molto bello, anche se va sistemato. Da capoluogo di regione ha tutte le potenzialità per crescere soprattutto in vista della riforma della Lega Pro. Nessuno di noi ha le potenzialità di Berlusconi o Moratti. Non possiamo sperperare milioni, ma partire con un programma che getti le basi dal settore giovanile, quello sì”.
A quali condizioni potete acquistare?
“Possiamo farci carico della situazione debitoria e fornire la fidejussione. Se i presupposti non sono cambiati interveniamo. Attendo i documenti dal sindaco con il quale spero di parlare tra domani e dopodomani”.
Sareste aperti a un discorso che coinvolga imprenditori locali?
“Certo. Il calcio si può affrontare in due maniere. Si può avere la mentalità di chi cerca la vacca da mungere e la spreme fin quando non termina il latte e poi la butta via. Oppure si può avere l’animo del contadino, ma non di quello che semina insalata per raccoglierla dopo venti giorni, bensì di colui che mette a dimora gli ulivi e poi divide con gli altri dopo un lavoro lungo. Qualora dovesse andare tutto a buon fine prenderei subito contatti con il territorio anche perché mi trasferirei in prima persona a Campobasso per curare più da vicino gli interessi di questo gruppo. Anche per impegni professionali dei miei amici sarei io il referente sul posto”.
Che tempistiche prevede?
“Aspetto una conferma da parte del sindaco sulla procura. Contemporaneamente sto facendo preparare una bozza di preliminare. Si potrebbe ipotizzare un ingresso immediato nella gestione per poi perfezionare la pratica entro la fine del campionato”.
Il 15 aprile c’è una scadenza Covisoc da rispettare. Come si può superare questo ostacolo?
“Sinceramente il sindaco non me ne ha parlato. Vedremo. Per il momento stiamo ragionando al buio. Ha fatto bene a segnalarmelo: sarà la prima cosa che chiederò a Di Bartolomeo. Anche perché il 15 aprile è molto vicino e non è semplice essere operativi a così breve scadenza”.
Ha visto la rimonta della squadra? Nel caso di acquisto ripartirete da questo gruppo?
“Il Campobasso sta portando avanti un girone di ritorno entusiasmante. Francamente non ho però pensato al resto. Diciamo che ho la mia rete di contatti molto fornita, ma dire altro sarebbe irrispettoso per chi sta lavorando in questo momento peraltro con ottimi risultati”.
Seppur sia tutto ancora prematuro le diamo la possibilità di lanciare un messaggio alla piazza…
“ Purtroppo la squadra del Campobasso è una nobile decaduta per tutta una serie di ragioni tra cui l’evoluzione del calcio in Italia che ha portato una spirale di sofferenza. Mi rendo conto che il tifoso sia deluso anche perché da più parti ci sono società che vanno e vengono. Io ritengo che al giorno d’oggi in Lega Pro bisognerebbe garantire quello che si promette. Per questo non mi sentirete mai dire che in tre anni vogliamo arrivare in serie A. Possiamo solo fare le cose in una certa maniera, stringere collaborazioni con il territorio e investire nel modo giusto. La gente torna allo stadio solo se si riesce ad assicurare un divertimento e una passione. Il calcio è un catalizzatore di risorse che talvolta non riesce però a distribuire opportunità. Riceve tanto ma spesso la catena si spezza e non riesce a restituire con il rischio che il rapporto con il territorio vada in fibrillazione”.