Un 40enne di Scampia, detenuto a Campobasso con l’accusa di associazione a delinquere e rapina, è morto in ospedale a Campobasso in seguito ad un improvviso malore. Lo ha reso noto Donato Capece, segretario generale del Sindacato autonomo Polizia penitenziaria Sappe. “È purtroppo morto in ospedale – si legge in una nota firmata da Capece – il detenuto napoletano che si era sentito male nel carcere di Campobasso. Il prezioso e tempestivo intervento degli agenti di Polizia penitenziaria, immediatamente intervenuti a soccorre il ristretto, aveva fatto sì che l’uomo, di circa 40 anni in carcere per associazione a delinquere e rapina, fosse ricoverato presso il locale ospedale. Ma purtroppo lì ha cessato di vivere. In questo triste contesto – aggiunge Capece – il personale di Polizia penitenziaria di Campobasso, già dimezzato dalle conseguenze delle cattive condizioni meteo che hanno colpito la Regione, si è distinto ancora una volta per professionalità, attenzione e senso del dovere ed a tutti loro va il mio plauso e apprezzamento”.
Capece, poi, sottolinea ancora una volta le criticità delle carceri molisane: “Campobasso ha una disponibilità regolamentare per 112 posti letto ma i presenti al 31 gennaio scorso erano 136. Isernia ha 70 posti letto occupati da 81detenuti e Larino conta 293 ristretti per 219 posti regolamentari. È evidente che questo sovraffollamento contribuisce ad acuire lo stress e le già gravose condizioni di lavoro dei poliziotti penitenziari e condiziona inevitabilmente la serenità all’interno delle sezioni detentive. Significativo – conclude Capece – è anche il numero di persone che espiano la pena sul territorio molisano, nel carcere invisibile delle misure alternative e di sicurezza. Il conteggio complessivo delle persone seguite dall’Ufficio dell’Esecuzione penale di Campobasso è di 71 unità. È del tutto evidente che scontare la pena fuori dal carcere, per coloro che hanno commesso reati di minore gravità, ha una fondamentale funzione anche sociale. Si deve infatti avere il coraggio e l’onestà politica ed intellettuale di riconoscere i dati statistici e gli studi Universitari indipendenti su come il ricorso alle misure alternative e politiche di serio reinserimento delle persone detenute attraverso il lavoro siano l’unico strumento valido, efficace, sicuro ed economicamente vantaggioso per attuare il tanto citato quanto non applicato articolo 27 della nostra Costituzione. Credo che si debba puntare di più verso questa direzione, e mi auguro che il Parlamento approvi quanto prima la conversione in legge del decreto del Governo che introduce interventi urgenti per il contrasto della tensione detentiva determinata dal sovraffollamento delle carceri”.